Molti amministratori del fediverso e alcuni utenti non nascondono la propria insofferenza verso l’istanza mastodon.uno che viene considerata talvolta un vero e proprio elemento di squilibrio all’interno del fediverso italiano.
Questa percezione è probabilmente minoritaria (detto altrimenti, di queste stronzate, alla maggior parte degli utenti del fediverso non frega un cazzo), ma non bisogna mai sottovalutare una percezione solo per il fatto che è minoritaria, soprattutto quando sopravvive a lungo presso alcune sacche di utenza composte anche da persone che da lunga data frequentano il fediverso.
Curiosamente le stesse persone che da sempre tirano sputi verso l’istanza mastodon.uno hanno organizzato una simpaticissima festa di benvenuto nei miei confronti. Purtroppo hanno finito gli sputi, ma la cosa che mi ha portato un profondo dolore è che mi hanno confuso con un altro tizio, da essi amato.
“Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista“
Il Fediverso è divertente e non ci si annoia mai.
Oggi ho scoperto che esiste un account che redige pagelle alle istanze e, come spesso purtroppo succede in Italia, si prende molto sul serio, aprendo l’inevitabile blog.
Ora a leggere
questo:
un po’ ci si innervosisce, un po’ vien da ridere.
Al fondo il tema più pressante sembrerebbe che le istanze antifasciste e antirazziste non pensano allə poverə liberal e destrorsə che non si sentono benvenutə su Mastodon…
Secondo me un giovane vecchio che metta su un’istanza per lə follower della meloni, di calenda o di qualunque altra meritoria figura dello squallido panorama politico italiano, si trova, tranquillo
@fedifaschifo@rolery dobbiamo ringraziare
@fedifaschifo perchè si sentiva la mancanza di un blogger dal tono passivo-aggressivo che fa data-mining nel fediverso. È quasi tenero con i suoi commenti da guardone che osserva le altre istanze dal buco della serratura. Ma la cosa buffa è che si pone come “neutrale” cioè senza intenti politici, tipo debunker, e quando qualcuno su internet si pone così in realtà è chiaro che i suoi intenti sono tutt’altro che neutrale. Aspettiamo gli screenshot, campione!Siccome per altro ho il forte sospetto che tu sia quello stesso Uriel Fanelli che di tanto in tanto rispunta in varie forme a rompere i coglioni con cagate simili, e se non lo sei, scrivi comunque queste cagate, ti blocco al volo.
(Se lo sei, se sei Uriel Fanelli, ammesso questo sia il tuo vero nome e cognome, concordo con te sul fatto che la pagina sul git che ho linkato non è fatta molto bene, purtroppo, ma tu resti lo stronzo di sempre, e mi basta la memoria di quel che hai scritto nel tempo, per esserne convinto).
(Aggiungo che se per te è “settarismo politico” quello delle istanze autogestite, ne trovi tante altre con policy molto più lasche
Ma le accuse verso di me sono piuttosto noiose, quindi andiamo subito a vedere quelle verso mastodon.uno che riguardano diversi argomenti ma che ho voluto sintetizzare nelle 3 B del titolo: Ban, Brandjacking e Byoblu. Vorrei iniziare dall’ultima per concludere con la prima, ma sarà un percorso lungo e faticoso, quindi mettetevi comodi.
Qui un breve sommario:
- Byoblu
- Chi è
- Byoblu su mastodon
- Giusto defederarlo?
- O no?
- L’errore di mastodon.uno
- Conclusioni
- Brandjacking
- La numero .uno!
- Braaaaaan
- Al Tedesco!
- Conclusioni
- Ban
- Regole per tutti
- Rinculi
- Orgoglio e pregiudizio
- Reati di opinione
- Tinder ma con + rancore
- Crisis management
- Ban: conclusioni
- Rant e comunicato contestuale di scuse
Byoblu: l’universo mediatico in cui controinformazione e disinformazione fanno nuoto sincronizzato in una piscina di merda
Byoblu… Chi era costui?
Byoblu è un conglomerato di news, interviste, libri e una vetrina di prodotti da vendere alla comunità, prodotti in linea con le pubblicazioni. Si tratta di un progetto tra i più datati e i più ben fatti. Scordatevi i video cringe con i monologhi Marcianò o le conferenze di Biglino, scordatevi gli articoli radicalizzati di Imola Oggi o del Primato Nazionale: Byoblu sa sempre tenersi sul filo della comunicazione e alterna lo stile delle Iene con quello dei TG delle migliori emittenti locali; ha un fiuto eccezionale nell’intercettare personaggi di valore durante il momento peggiore per la loro reputazione o mentre sono vittime di ostracismo mediatico e li alterna a improbabili ciarlatani famosi nelle loro rispettive tifoserie. La qualità produttiva è in linea con quella odierna delle emittenti nazionali, ma il vero tocco magico è quello di raccogliere il nutrito seguito che accompagna questi personaggi per portarlo nel funnel del proprio marketplace.
Gli strumenti del giornalista della post-verità
Se non sei avvezzo ai meccanismi della contro/dis-informazione, Byoblu è un universo eccitante fatto di mille novità informative che nel caso migliore ci mettono in soggezione perché “bisogna rispettare il giornalismo”, mentre nel caso peggione confermano quel bias che è dentro ciascuno di noi e che ci urla “MA LO VEDI CHE NON CE LO DICONO!?!”
La community di Byoblu è numerosa, ampia, credula, disposta a seguire i propri idoli anche quando cambiano canale informativo e, soprattutto, è prodiga nel finanziarli.
Byoblu è su Mastodon!
Bioblu è su Mastodon!
Quando si è affacciata su Mastodon ha creato un sobbalzo presso tutti gli amministratori di istanza.
I dati di archive.org mostrano che a fine aprile 2020 l’istanza social.byoblu.com contasse più di 11.000 utenti ma a dicembre erano già 16.000 e a febbraio 2021 erano 18.500!
Questo successo ha portato alcune istanze italiane a lanciare una comprensibile campagna di sensibilizzazione per defederare l’istanza di Byoblu
Block social.byoblu.com and keep the fediverse a safer place SHOW LESS
If you value the safety of people around you (and yours), please consider blocking social.byoblu.com to keep the fediverse a safer place.
Boost the toots of this account and talk with the users of your instance to decide what to do with Byoblu. Involve the admins in the discussion. Defederate it and who federates it.
isolateByoblu #isolateGab #fediadmin #fediverse #block #instanceblock #Byoblu
cc @isolategab @gabwatch
Dall’account @isolatebyoblu (link: https://mastodon.social/@isolatebyoblu/104263374191492789)
Parallelamente si è attivata la campagna di pressione su mastohost affinché non concedesse ospitalità all’istanza di Byoblu (una richiesta che con qualche mese di ritardo MastoHost ha infine accolto). Come tutte le campagne di boicottaggio, anche questa ha portato a un dibattito articolato ma anche a forti tensioni tra chi non aveva dubbi e chi riteneva che quella di censurare un’istanza che aveva comunque avuto il merito di portare tantissimi utenti all’interno del fediverso, fosse una decisione troppo drastica.
Mastodon.uno ha deciso di non seguire la campagna per defederare l’istanza di Byoblu, salvo cambiare idea successivamente. Le istanze che hanno aderito alla campagna hanno criticato questo comportamento
I fatti
Non entro nel merito della polemica, anche perché c’è chi ne ha già scritto a sufficienza (qui troverete una tesi accusatoria contro mastodon.uno e qui il post autoassolutorio di mastodon.uno) ma anche perché questa polemica, oltre a essere molto articolata, tende sempre a muoversi su più piani mentre in questo capitolo voglio concentrarmi solo sulla questione Byoblu in base alle uniche domande utili: era giusto defederare Byoblu? era giusto NON defederarlo? mastodon.uno ha sbagliato a non defederare subito Byoblu?
Era giusto defederare Byoblu?
Personalmente sono convinto che sia giusto. Byoblu è un brand consolidato con una strategia commerciale spregiudicata orientata a un pubblico culturalmente indifeso ed emotivamente sovraccarico.
A prescindere dal giudizio morale, se consideriamo che tutte le istanze del Fediverso sono iniziative senza scopo di lucro intraprese su base volontaria e che necessitano di tante risorse (costi macchina, connettività, tempo uomo), non si vede perché dei volontari dovrebbero prestarsi a diventare un’antenna ricevente per un’attività del tutto commerciale.
Se poi gli amministratori di quelle istanze ritenessero (giustamente, a mio parere) che quell’istanza è una specie di serbatoio di rifiuti tossici che contiene tutto il peggio che si possa trovare sui social, allora la defederazione dovrebbe essere un imperativo categorico non negoziabile.
Era giusto NON defederare Byoblu?
Se l’amministratore di un’istanza non ravvisa elementi per farlo, allora è legittimo decidere di non defederare una qualsiasi istanza che non pubblichi contenuti illegali (mi hanno spiegato che un contenuto illegale come materiale pedopornografico o messaggi istigazione a delinquere prodotto da un’istanza può rimanere memorizzato a lungo nella cache di un’altra istanza, comportandone il rischio di sequestro. A me sembra una vulnerabilità piuttosto grave per il fediverso e un buon motivo per evitare in ogni modo di aprire mai un’istanza…).
Gli utenti infatti, fino a prova contraria, sono perfettamente in grado di esercitare autonomamente la decisione di seguire, non seguire, silenziare o bloccare un utente).
Ha sbagliato mastodon.uno a non defederare subito Byoblu?
Secondo me la scelta di attendere non è stata sbagliata. Prima di ergersi a censori conto terzi (i terzi sono i propri utenti) è opportuno ragionarci bene sopra. Come si è visto prima, quando si ha a che fare con professionisti del calibro di Byoblu, non è neanche facile esprimere un giudizio immediato sulla buona fede o meno, sulla pericolosità o meno, di legarsi a un’istanza del genere.
Inoltre sganciarsi da un’istanza di successo (un successo mai visto prima!) non è una scelta furbissima perché significa rischiare di chiudersi a riccio e di diventare irrilevante e quindi di morire come comunità e come progetto.
Infine, una defederazione brutale, porterebbe a spaventare i propri utenti che si chiederanno sempre: “Se oggi la mia istanza può chiudere i ponti con un’altra istanza, domani potrà farlo con due o con dieci. Forse è meglio che mi sposti presso un’altra istanza!”
Byoblu: conclusioni
Mi sembra chiaro che l’accusa a mastodon.uno sia sciocca e dettata solo dalle convinzioni personali. Se è comprensibile criticare un amministratore perché ha bloccato un’istanza, è molto meno comprensibile criticarlo per il fatto di non averne bloccata un’altra, ma è sicuramente vero che queste critiche non possono e non devono sfociare in accuse compiute con intento denigratorio. Le critiche dovrebbero rimanere al massimo sul piano della discussione metodologica.
Brandjacking ma non solo: il marketing spregiudicato di mastodon.uno
Il sorpasso tra mastodon.uno e bida
Mentre Byoblu era ancora la più grande istanza del fediverso italiano e una delle prime quattro a livello mondiale, a fine 2020 si consumava un altro sorpasso nel Fediverso: l’istanza mastodon.uno sorpassava mastodon.bida.im come numero di utenti.
Col senno di poi questo sorpasso sembra inevitabile: un’istanza dichiaratamente generalista ha potenzialità di crescita fisiologicamente maggiori rispetto a un’istanza dichiaratamente ideologica. Eppure a quei tempi l’idea di un’istanza generalista non legata dichiaratamente a particolari sfumature ideologiche costituiva ancora una novità e, almeno in Italia, sembrava estranea alla stessa natura di Mastodon come ambiente alternativo ai social tradizionali (tutti genericamente generalisti…).
La novità che ha però costituito il più importante motivo di successo era l’intelligente lavoro di posizionamento del progetto che si è avvalso di tutta una serie di strumenti di promozione web e da alcune vere e proprie forzature.
La prima istanza Mastodon italiana! La numero uno! La più prima di tutte quante insieme!
Mastodon.uno è il primo social italiano etico, libero, gratuito, decentralizzato è una istanza italiana che fa parte della federazione mastodon una rete social che rispetta (sic) la privacy: senza pubblicità, senza paywall, senza algoritmi, senza cookies di profilazione, senza public company quotata in borsa, senza investitori a cui dover riferire, senza tracciabilità.
La profezia del 7 luglio 2019! Ah, non era una profezia? Quindi era una bugia… – Link: https://web.archive.org/web/20190707102519/https://mastodon.uno/about
Questa è semplicemente è una cazzata, una bugia. Un gesuita avrebbe detto che l’affermazione non è falsa, ma è indica soltanto il fatto che mastodon.uno è il primo progetto social italiano che aspira a essere etico, libero, gratuito, decentralizzato. Quindi? Quindi resta sempre una cazzata, ma piccola e che non ti preclude le porte del paradiso.
Non credo però che questo spudorato panzanotto auspicio camuffato da affermazione sia la causa del successo di mastodon.uno, quanto piuttosto la conseguenza di quella determinazione che ha contribuito al suo successo; allo stesso tempo una forzatura del genere non può essere considerata come la pistola fumante di una condanna reputazionale dello staff di mastodon.uno, il gruppo Devol, e del suo frontman FilippoDB (il DB sta per Della Bianca). Si tratta infatti di peccati veniali che sottendono a qualsiasi iniziativa promozionale.
Alla base del successo dell’iniziativa mastodon.uno stanno invece diversi elementi:
- la conoscenza dell’ABC del webmarketing (gli admin delle altre istanze avevano al massimo lanciato qualche #boikottisraele su Reddit)
- l’affermazione di un chiaro posizionamento generalista che si esprime principalmente nella depoliticizzazione (relativa, come abbiamo detto…) del progetto
- la capacità di avvalersi di diversi trucchetti SEO come la traduzione e rielaborazione di diversi testi stranieri sul fediverso, la produzione frequente di contenuti
- la cura e la coerenza grafica dei diversi progetti
- la creazione di una serie di brand forti identificabili nei domini .uno
- una rete di contatti e di competenze del gruppo dei fondatori che si è consolidata negli anni dei circuiti di blog (di qualità non certo eccelsa) che per sopravvivere dovevano scalare le posizioni dei motori di ricerca.
Ovviamente non sto dicendo che questi elementi hanno determinato il successo (attuale) dell’iniziativa, ma solo che ne sono alla base. Il successo (successo di cosa, poi sarebbe utile definirlo: non certo successo economico) del progetto mastodon.uno è dovuto principalmente al fattore “culo”:
- la fortuna di scommettere sul software (mastodon) che sarebbe esploso di lì a poco
- la fortuna di non aver bisogno di particolari investimenti
- la fortuna di non avere altri “concorrenti” con tutte le medesime caratteristiche (progetto generalista), aspirazioni (degooglizzazione) e competenze (in particolare quelle marketing).
Un progetto ha sempre successo per caso. Non esiste la strategia per avere successo. Il problema è che quando un progetto ottiene successo, c’è sempre qualcuno che è convinto di avere capito perché. E la risposta è spesso sempre la stessa, la scorrettezza, e in questa vicenda la scorrettezza ha un nome speciale: brandjacking!
BRAAAAAAAANDJAAACKING VIETNAAAM!
Riassumiamo la questione per brevità:
- il gruppo dei Devol presenta i propri servizi come se fossero i progetti ufficiali italiani di quelle iniziative
- per farlo si appropriano di diversi contenuti prodotti all’estero
- e soprattutto il gruppo dei Devol si è appropriato del marchio di progetti open source, attraverso la registrazione dei… DOMINI DI SECONDO LIVELLO legati alle app sui domini di primo livello “italiani” (.it e .uno)!…
Per quanto riguarda i primi due punti, mi sembra chiaro che non si tratta di appropriazione indebita (non risultano mai affermazioni di ufficialità e i testi pubblicati che ho visto recano sempre una citazione) ma di una semplice personalizzazione/localizzazione propedeutica a una divulgazione che mira evidentemente a consolidare il senso della comunità.
Quanto al punto 3, vediamo come si chiamano 15 delle prime 50 istanze del mondo:
- mastodon.social (non vale, perché è legata al fondatore del progetto)
- mastodon.online (non vale, perché è legata al fondatore del progetto)
- mastodon.world
- mastodon.nl
- mastodon.art
- mastodon-japan.net
- mastodon.scot
- mastodon.cloud
- mastodon.ie
- mastodon.top
- mastodon.nu
- mastodon.au
- mastodon.green
- mastodon.nz
- mastodon.com.tr
Ammettiamo pure che chiunque abbia registrato questi domini sia quello che tecnicamente viene definito fijo de ‘na mignotta, ma chiunque abbia più di 40 anni (ma anche, se permettete, chiunque abbia un genitore che si è occupato di web e non smetteva di parlarne a cena…) sa che la registrazione di domini “strategici” era condizione necessaria per avviare qualsiasi servizio web, al punto che spesso se ne registravano decine o centinaia in vista di progetti che magari non si sarebbero mai realizzati.
È Brandjacking registrare un dominio? È vietato farlo? Se non è vietato non dovrebbe essere consentito? E perché non si dovrbbe fare?
Lipsia o Berlino, purché famo casino!!
In casi di questo genere è difficile prendere una posizione pro o contro. Nelle affermazioni che vorrebbero dimostrare il brandjacking non vedo alcuna dimostrazione logica, ma solo una disordinata ripetizione delle stesse accuse che sfocia nell’ossessione.
In questa ossessione trovano spazio anche alcuni elementi estremamente preoccupanti, come la creazione di blog dedicati a Devol scritti in inglese e alcuni messaggi rivolti ai fondatori dei progetti “brandjackizzati”.
Il ricorso allo “straniero” si è verificato alcune volte. Come ai tempi di Carlo Magno, Enrico VII e Carlo V anche oggi abiamo una preghiera al tedesco (a Eugen Rochko o a Ciarán Ainsworth): Tedesco aiutaci tu! Ecco uno degli episodi meno edificanti che abbiamo potuto vedere:
Diorama chiama Gargron (che non se lo caga di striscio). Link:
https://stereodon.social/@diorama/109607743258150469Brandjacking: conclusioni
A me sembra chiaro che la questione del brandjacking sia una gigantesca stronzata e in generale, tutte le accuse che riguardano l’impiego di basilari tecniche di marketing siano inconsistenti, ma possono fare presa su quel pubblico critico verso non solo il capitalismo, ma più in generale qualsiasi tecnica che si sia sviluppata nell’alveo del capitalismo tecnologico.
Per riassumere i motivi per cui quello che viene chiamato brandjacking è una banalissima conseguenza del fatto che chi avvia un progetto web possieda un cervello, ruberò le condivisibilissime parole usate da uno dei diversi sgherri dell’amministratore di mastodon.uno
E perché mai non avrebbe dovuto prenderlo? E se mastodon.it l'avesse preso qualcuno che lo avrebbe fatto diventare una fogna immonda come peertube.it?
Solo che nessuno rompe il ca**o al brendgecching di peertube da parte del più pericoloso e becero cospirazionismo italiota… Mentre tutti stanno là sui blocchi di partenza, pronti a scassare la minchia a m1 
Pensate che bello se mastodon.it facesse il redirect a Byoblu o se fosse il sito personale di Giorgia Meloni Guido Crosetto (la connontazione di mastodonte non si sposa benissimo con la statura di Giorgyna). Link: https://mastodon.social/@informapirata@mastodon.uno/109540776273654477
Ormai si è capito che #brandjacking con l’hashtag è uno shibboleth per riconoscersi, #brandjacking senza hashtag è la tensione sulla lenza di qualche utente che ha abboccato: con o senza hashtag è quindi un segnale e, come tutti i segnali, posso campionarlo e usarlo a mio favore: d’ora in poi, chiunque usa quel segnale finirà nella mia personale collezione, un piccolo muro del rancore che vorrei costruire per separare i problemi finti da quelli veri.
Lo chiamerò il muro del karamels e se mi gira registro anche il dominio karamels.uno!
Il problema infatti non è il presunto brandjacking, quanto piuttosto il danno reputazionale che questi attacchi intrisi di poraccismo massimalista recano a tutto il movimento italiano del Fediverso, sia rodendolo dall’interno attraverso i tanti soggetti affascinati più che dai fatti, dalle polemiche ad essi legati.
Sarebbe opportuno evitare di concentrarsi sulle stronzate suggerite dalle anime più rancorose del fediverso, proprio quando esistono alcune critiche che possono essere mosse all’istanza mastodon.uno, critiche che non solo sollevano problemi reali, ma che possono essere uno spunto di riflessione per migliorare tutto il fediverso italiano (e anche quello non italiano).
Ban ban: il rinculo della moderazione
Premetto che capisco perfettamente che la moderazione costa, sia per le risorse necessarie (non conosco i dati, ma il tempo impiegato per moderare un’istanza è sicuramente elevatissimo), sia per le tensioni che può comportare internamente (tenderei a escludere che i moderatori siano droni che si muovono all’unisono comandati dalla Regina Borg), verso gli utenti (immagino che qualche moderatore possa ricevere minacce) e verso le altre istanze (non tutti adorano il profumo di rant al mattino).
Bisogna tuttavia ricordare il principio fondamentale che deve accompagnare ogni iniziativa intrapresa su base volontaria, inclusa la creazione di un’istanza mastodon:
“Se non te l’ha prescritto il dottore, gli effetti collaterali sono una tua scelta!”
teorema di Galeno
In soldoni, provo una qualche empatia verso i moderatori di .uno, ma non sono disposto a sentire le loro lagne per qualcosa che è una loro scelta. Se si stressano a moderare, possono fare altro o non fare niente. Se sono insoddisfatti del proprio rendimento, cercassero di lavorare meglio. Se hanno già provato a lavorare meglio senza ottenere risultati migliori, allora studiassero un po’ di più, perché nella società della conoscenza, lavorare senza studiare non è un’idea brillantissima.
Le regole della casa del sito
Le regole di Mastodon.uno sono piuttosto stringenti…
…ma non è questo il punto. Il punto è che quando le regole di un’istanza vengono applicate sugli utenti interni all’istanza stessa, queste impattano direttamente su di loro (chi non le rispetta può essere cancellato per sempre o silenziato); tuttavia le regole di un server impattano indirettamente anche sugli utenti delle altre istanze che non dovrebbero essere soggette ad altre regole che non siano quelle del proprio server.
Ma questo presenta alcune ricadute complesse. Facciamo il caso di cinque utenti: un utente pornofilo, un utente suprematista, di un utente novax, di un utente No-TAV e di un molestatore.
- L’utente roccominchia pubblica foto con gangbang
- L’utente lollonero afferma che i bianchi stanno per essere sostituiti dai negri
- L’utente comilva ricorda quanto sia pericoloso iniettarsi siero al grafene
- L’utente bussoleno si augura che vengano fatti saltare i cantieri col tritolo
- L’utente uriel rompe il cazzo a utenti che non l’hanno neanche menzionato dicendo loro che sono fascisti
In base alle regole di M1, se “risiedessero” su mastodon.uno gli utenti 1-4 verrebbero espulsi; il 5 verrebbe probabilmente redarguito, ma se insiste, probabilmente farà la stessa fine degli altri 4.
Se invece risiedessero su altre istanze, gli utenti 1-3 e 5 verrebbero silenziati ma non bannati (forse il n.5, ma solo se continua a rompere il cazzo frequentemente). L’utente 4 invece verrebbe probabilmente direttamente bannato.
Ma cambia qualcosa a seconda di chi siano quegli utenti?
- Se l’utente 1 fosse uno stimato critico d’arte storico della pornografia antica e moderna, residente su mastodon.art, molti utenti potrebbero essere disposti ad abbandonare mastodon.uno per seguirlo
- L’utente 2 è un discusso personaggio politico che diversi utenti vogliono seguire per obiettare alle sue affermazioni. Se venisse silenziato molti thread apparirebbero mutili, se venisse bannato, nessun utente mastodon.uno lo potrebbe seguire per contraddirlo
- L’utente n. 3 è un coglione e quello che gli succede non frega a nessuno
- L’utente 4 è un apprezzato intellettuale anarchico: una parte degli utenti di mastodon.uno ne apprezza le foto di cacche fresche che immortala mentre passeggia sui marciapiedi di Rivarolo
- C’è uno zoccolo duro di utenti apparentemente normali che adorano farsi offendere dall’utente n.5 e sarebbero disposti a chiudere l’account su mastodon.uno per farsi offendere di nuovo.
Inizia a essere chiaro il problema: se gli utenti dentro mastodon.uno devono sottostare a regole più rigide rispetto a quelli che stanno in altre istanze, allora sono svantaggiati?
E, più in generale, assumendo che gli utenti di un’istanza tengano comportamenti perfettamente in linea con le regole dell’istanza stessa, quegli utenti riterranno preferibile o limitativo il fatto non poter accedere a contenuti di altre istanze che sono molto eccentriche rispetto alle policies della propria istanza?
Qua li rinculamo, qua te rinculano
La moderazione interistanza è un’arma a doppio taglio: da una parte mantiene pulito e ordinato il locale per gli iscritti al club, evitando l’ingresso di soggetti o prodotti inappropriati provenienti da altri locali; dall’altra comporta qualche limitazione per i propri iscritti che se vogliono incontrare quella simpatica fattona dell’altro giorno o quel noto stallone da accoppiamento, non potranno farlo nel proprio club.
Ti espull… ti espulg… ti espuls… OK TI BANNO!
La sospensione o il silenziamento non costituiscono quindi un gioco a somma zero:
- anche se fanno parte di una grande istanza che garantisce maggiori possibilità di networking, la percezione degli utenti dell’istanza meno permissiva è quella di perdere opportunità di networking
- l’istanza meno permissiva rischia di perdere utenti alla ricerca di altre istanze con minori limitazioni
- se l’istanza cede alla pressione di non bannare o silenziare gli utenti fuori policy, allora gli utenti penseranno che stare in un’altra istanza convenga (basta crearsi una certa notorietà).
Per intenderci, perdere utenti non è un grande problema e dal punto di vista gestionale è anzi solo un vantaggio (meno costi e meno rotture di palle), ma è un fenomeno che dagli amministratori viene percepito come un fallimento.
Quando l’istanza è molto grande inoltre, se è pur vero che le uscite probabilmente non si avvertono neanche, un ban verso un utente esterno può essere fatto passare come un atto di prepotenza da parte di un soggetto forte verso un soggetto debole.
La grandezza di un’istanza infatti aumenta sempre l’impatto di questo tipo di scelte.
Come se non bastasse, il confronto con le istanze più piccole è impietoso: se un’istanza con quattro gatti banna un profilo problematico potrebbe avere reazioni negative da tutti i propri (pochi) utenti; se non lo banna, gli utenti che se ne lamentano saranno comunque pochi (fai prima a contattarli direttamente per spiegar loro il problema). Inoltre nessuno* se la prende con un’istanza piccola per diversi motivi:
- chi attacca mastodon.uno per avere visibilità, che visibilità avrebbe ad attaccare un’istanza con quattro gatti come nebbia.fail?
- se attacchi un’istanza con quattro gatti come nebbia.fail e che magari non funziona neanche tanto bene, fai la figura del bullo che se la prende con il compagno tappo con gli occhiali, la scoliosi, le mani sudate e le magliette di Shy con i modi di dire sardi
* in realtà qualcuno c’è, ma è un caso particolare
Mastodon.uno: orgoglio e pregiudizio
Cosa succede quando un’istanza che ha sempre fatto il possibile per diventare grande diventa grande? E quanto è grande la paura di un’istanza grande, quando si sente minacciata? E se, da chi voleva che il Mastodon diventasse l’Indymedia del quinquennio, un’istanza era odiata già quand’era piccola, quanto sarebbe stata odiata, una volta divenuta grande?
Tornare piccoli sarebbe un fallimento reputazionale, il numero di “rosiconi” aumenta vertiginosamente e, soprattutto, quelli che già rosicavano quando un’istanza davvero generalista, ma ancora piccola, si è affacciata in Italia.
A proposito di rosiconi, il branco che ho incontrato in questi giorni di pubblicazione del blog costituisce una squadretta inter-istanza molto particolare. Si capisce da una breve analisi comportamental che se i suoi membri fossero costretti a intragire solo tra loro, probabilmente si scannerebbero (virtualmente), ma siccome è molto unita nell’attaccare obiettivi comuni (mastodon.uno, “uriel fanelli”, ma anche uno sfigato come me) è un po’ come uno squalo che, secondo il detto (non ho mai verificato se è vero ma sticazzi), deve continuare a nuotare velocemente, altrimenti non incamera abbastanza ossigeno nelle branchie: questo branco di rosiconi (è buffo, ma interagisco spesso e serenamente con loro su mastodon attraverso il mio profilo personale) è parte di quel movimento di cagacazzi che ha sempre alimentato le polemiche contro mastodon.uno. Possiamo chiamarli “la prima ruota”, quella che sa quali ingranaggi muovere per far ruotare altri utenti scontenti: gli ex amici, i bannati, i cagacazzi naturali, etc.
Ma un numero così elevato di rosiconi non fa altro che portare i responsabili dell’istanza mastodon.uno a chiudersi a riccio nel proprio orgoglio: “i nostri nemici ci odiano perché abbiamo successo!”
Come ho già detto, la definizione di successo è alquanto vuota, ma rende bene l’idea. Oggettivamente Mastodon.uno è quella che si può definire un’istanza di successo, così come lo è il suo amministratore: questo mix può effettivamente diventare un catalizzatore di antipatie, odio e invidie. E sappiamo che alcuni provocatori si presentano come “pierini” in cerca di informazioni (una delle uscite più inflazionate è “scusate, sono nuovo/a di queste parti: qualcuno può spiegarmi cos’è il #brandjacking?“). Il pregiudizio dei responsabili di mastodon.uno sta però nel pensare che tutti i “pierini” che cadono nella trappola siano provocatori.
Non importa se questo è vero (spoiler: no, non sono tutti provocatori), ma di certo questa sola eventualità può essere avvertita come pericolosa dagli amministratori di mastodon.uno.
I reati di opinione
Il senso di accerchiamento che ne deriva porta a un atteggiamento pregiudiziale di sospetto o a un vero e proprio accanimento contro tutti gli utenti che parlano male di mastodon.uno.
Una delle cose più odiose dei regimi illiberali sono i procedimenti giudiziari contro i “reati di opinione”: oltre che una violazione contro i diritti umani si tratta anche di un segnale di debolezza del regime.
Sarebbe interessante essere un trojan inserito dentro le chat di coordinamento dei moderatori del fediverso, ma le dinamiche interne di mastodon.uno sembrerebbero piuttosto chiare:
- atteggiamento iperprotettivo verso gli utenti
- sindrome di accerchiamento
- tendenza a nascondere le critiche ingiuste (ok, non tutte lo sono, ma siamo certi che i responsabili di mastodon.uno le ritengano tutte ingiuste!)
Questo porta a un processo di questo tipo:
- l’utente A critica mastodon.uno
- mastodon.uno risponde
- l’utente B della “prima ruota” si aggancia alla discussione e risponde “mastodon.uno è la merda! sono commerciali, scorretti e capitalisti! Censurano chiunque ne parli male! Sono il male assoluto! E poi brandjacking, astroturfing, funkwhale, gerrymandering, shrinkflation, proctolowing!“
- l’utente C chiede “scusa, ma cosa significano quei termini?” creando ulteriore entropia
- l’utente D, ex moderatore di mastodon.uno, dice “non voglio commentare, ma le pratiche di mastodon.uno sono note…* Ma non voglio commentare, anche perché io ora mi trovo su Misskey che è molto meglio di mastodon…* A proposito lo sapete che Misskey che è molto meglio di mastodon…*”
* puntini di sospensione volutamente molto allusivi-dico-non-dico - l’utente A allora esclama “ma quindi mi sono iscritto in un’istanza di criminali?“
- l’utente D risponde “non voglio commentare, ma pensa che anche se sono stato moderatore di mastodon.uno ora mi sono iscritto su Misskey che è molto meglio di mastodon…* A proposito lo sai che Misskey che è molto meglio di mastodon?…“
- l’utente B, con l’evidente durello sotto le mutande, chiama a raccolta qualche amico della “prima ruota” e la shitstorm prende vita e diventerà una sorta di picchetto perenne cui nei prossimi mesi o anni si agganceranno nuove discussioni
- i moderatori di mastodon.uno rosicano, si incazzano, rileggono i messaggi, ci rimuginano, impazziscono e cominciano a bannare, silenziare, cancellare messaggi, denigrare utenti e accusarli di invidia (e dai ragazzi: ancora che fate? Riuscite a capire che, vera o no che sia, quella dell’invidia è una delle controaccuse più patetiche al mondo?).
Bella mossa amico!
Lo ammetto: le dinamiche delle altre istanze tollerano spesso (e talvolta avallano con soddisfazione) l’accanimento ideologico di alcuni utenti (alcuni di essi sono amministratori ombra di quelle stesse istanze) contro mastodon.uno, ma l’impressione è che i suoi moderatori siano vittime di una certa dispercezione…
M1sperception
Il Tinder del rancore non si ferma così
Ma soprattutto, questo approccio nella moderazione sta funzionando? Non ho alcuna esperienza personale nella moderazione ma ho una lunga esperienza nella frequentazione di ambienti moderati, fin da quando ero bambino: gli ultimi forum veramente attivi, i gruppi facebook, i subreddit e infine i server discord e devo ammettere che da quello che riesco a vedere dalla mia istanza (si, alcune app consentono di seguire le timeline locali delle altre istanze!) la timeline locale di mastodon.uno è effettivamente moderata molto bene: trovare contenuti ripetitivi, spam, contenuti inappropriati, deliri complottisti, pubblicità più o meno occulta è praticamente impossibile. Se devo considerare quel volume di messaggi, devo fare davvero i complimenti ai moderatori per la loro operazione di pulizia.
Tuttavia la moderazione di mastodon.uno è evidentemente improntata a un approccio così protettivo verso i propri utenti tale da reprimere alcuni di quegli utenti che meno tollerano il controllo sull’espressione delle proprie opinioni, utenti che in caso di ammonizioni o provvedimenti andranno ovviamente ad arricchire quel fronte, facilmente individuabile, che sembra considerare la campagna contro mastodon.uno il proprio fine ultimo.
Questo porta fisiologicamente a una santa coalizione dedita a sfruttare ogni occasione per polemizzare con mastodon.uno, una festa del rant nella quale sono tutti invitati e in cui tutti vincono, tanto offre mastodon.uno: offre l’infrastruttura (il fediverso è anche pagare i server per ospitare le shitstorm verso se stessi…), la visibilità (decine di migliaia di utenti), la patente di vittima (vittima del cattivo Zuckerberghino in scala 1:1000000) e la possibilità di trovare tanti nuovi amici che solidarizzano con te sulla base dell’interesse comune: il sesso l’odio per mastodon.uno.
Un vero e proprio Tinder del rancore.
Crisis management
Ma è giusto cancellare i messaggi critici? E sospendere gli utenti palesemente polemici verso l’istanza, anche quelli molesti e diffamatori, è accettabile in una comunità matura?
Sono convinto che cancellare le tracce è un segnale di incompetenza nella gestione della reputazione.
A mio parere bisognerebbe “depenalizzare” i reati di opinione ed evitare di silenziare o bannare gli utenti che sia dentro, sia fuori dall’istanza esprimono leciti dubbi o sferrano veri e propri attacchi verso i responsabili di mastodon.uno.
Piuttosto rispondessero a tono a ognuno di loro. Chiedessero scusa quando sarebbe opportuno farlo (le cazzate sulla prima istanza… la character assassination verso le “istanze problematiche“) e quali provvedimenti prenderanno o hanno già preso per farsi perdonare (finora non ho mai letto un’analisi autocritica. Capisco mettersi sulla difensiva, ma ogni tanto sarebbe utile evitare di mostrarsi perfetti…).
E se, come capita, ce n’è qualcuno che fa campagna acquisti per la propria istanza (vero Snowdendeipoveri?) o peggio, fa campagna diffamatoria silenziando e bloccando (dico bene Matteo musicista?) gli amministratori di mastodon.uno (un trucchetto più volte fatto presente come issue per gli sviluppatori…) basta poco per sputtanarlo a dovere. Come?
Attraverso un bel museo della vergogna: un account di istanza che pubblica tutte le conversazioni più rancorose contro mastodon.uno… sarebbe molto divertente.
Ban: conclusioni
Il grilletto facile di mastodon.uno costituisce l’aspetto più odioso di mastodon.uno. Ne capisco i motivi, ma non ne giustifico la pratica (soprattutto in certe occasioni), lo ritengo anzi un arma spuntata e un boomerang reputazionale. Vorrei che l’istanza più organizzata del fediverso italiano, l’unica che per capacità organizzativa può essere paragonata alle grandi istanze internazionali, avvertisse un senso di responsabilità maggiore rispetto a quello che, per tanti altri versi, è in grado di assicurare.
Da questo punto di vista non solo non troverà mai la solidarietà delle altre istanze anche perché esse sono così tanto più piccole che per loro bannare un utente significa perdere percentualmente più fette di networking rispetto a un’istanza molto grande; inoltre difficilmente mostra solidarietà chi fa fatica a digerire la preponderanza di mastodon.uno nel fediverso italiano.
Ma la cosa più importante è che mastodon.uno imparasse a gestire le crisi in maniera meno dilettantesca.
A prescindere da quello che può fare o non fare mastodon.uno, l’ideale sarebbe che fossero gli amministratori delle altre istanze a sbroccare contro i propri utenti quando intraprendono le loro spedizioni punitive contro mastodon.
Gli ospiti di un piccolo campeggio che confinava con un campeggio molto più grande lanciano sulle tende dei loro vicini bottiglie di vetro e sacchetti di immondizia urlando “HEI, IL TUO CAMPEGGIO FA SCHIFO! SIETE MERDE!”. Allora il proprietario del campeggio più piccolo si mise in disparte senza cercare di contenere il vandalismo dei propri avventori. Allora dal cielo, una voce tonante proferì queste parole: “Chi sei tu? Un vigliacco ‘nfame o un farabutto complice in mala fede?”.
parabola dell’amministratore imbelle
Oltre che a cercare di migliorare il clima del fediverso italiano infatti, gli amministratori dovrebbero riflettere sul fatto che le istanze che rosicano non sono un ambiente molto invitante per gli utenti e che al massimo saranno attrattive per altri utenti rosiconi e, quando i rosiconi saranno la maggioranza, gli altri utenti avranno già cambiato istanza e quando gli utenti delle altre istanze (o le istanze stesse) silenzieranno quelle che saranno diventate vere e proprie pozzanghere di rancore, nessuno se ne accorgerà.
Quello non sarà un momento fortunato. Tuttaltro. Perché il danno reputazionale per il Fediverso italiano sarà enorme e gli utenti normali si terranno lontani dalle istanze italiane che ormai sembreranno immerse in un paesaggio e in un clima allegri come quelli di Ken il Guerriero.
Ma con personaggi più patetici
Disclaimer per alcuni utenti con cui ho interloquito recentemente: voi persone piene di merda e rancore mi avete davvero rotto il cazzo. Però mi scuso se vi ho dato l’impressione che mi avete davvero rotto il cazzo perché siete delle persone piene di merda e rancore. Io non ho nulla contro le persone piene di merda e rancore (ho anche diversi amici che sono persone piene di merda e rancore). Mi avete rotto il cazzo perché dimostrate sempre di non capire i messaggi che leggete.
Comunicato con rant e scuse insieme (così mi porto avanti)
Se vuoi contattarmi puoi farlo qui!
https://ilfediversofaschifo.wordpress.com/2023/12/05/ban-brandjacking-e-byoblu-mastodon-uno-e-le-3-b-che-rompono-il-fediverso/